Palombari nella pittura di Francesca Giacché Nella storia dell’arte figurativa dedicata al sommerso la testimonianza più antica è il noto bassorilievo assiro risalente al IX sec. a. C., conservato al British Museum di Londra, in cui sono raffigurati nuotatori subacquei muniti di otri in pelle pieni d’aria dai quali respirano tramite una cannuccia. Nel corso dei millenni ci sono pervenute svariate testimonianze, in cui realtà e immaginario sono state fuse e immortalate in immagini poi passate alla storia: dal dipinto del greco Scyllis, ‘nuotatore d’assalto’ che insieme alla figlia Cyana affondò tagliando gli ormeggi la flotta persiana di re Serse, a quello degli ‘urinatores’ romani, assoldati da Cleopatra per fare uno scherzo a Marco Antonio, appassionato pescatore, che in un dipinto egizio sono riprodotti mentre attaccano uno stoccafisso all’amo della sua canna. Famose anche le miniature - come quella tardo medievale o quella indiana del XVI sec. - che ripropongono Alessandro Magno mentre s’immerge con una sorta di campana, così come riporta la nota leggenda medievale pervenutaci in diverse versioni successive. Con il Rinascimento l’iconografia a subacquea, fino ad allora principalmente semplice rappresentazione artistica di un evento, reale o leggendario, diventa più ‘tecnica’, arricchendosi di disegni, schizzi, progetti relativi all’invenzione di nuove attrezzature per l’immersione, basti ricordare fra tutti quelli di Leonardo da Vinci nel “Codice Atlantico”.1 Tra ‘700 e ‘800 c’è ancora spazio per l’immaginario e il maestro della pittura onirica giapponese e dell’ “immagine del mondo fluttuante”2, Katsushika Hokusai (1760-1849), ci regala un ‘palombaro in bottiglia’ che osserva stupito il fondo del mare. Bild01: Il ‘palombaro in bottiglia’ di Katsushika Hokusai (1760-1849) Considerata la vastità dell’iconografia subacquea, per questo servizio ho scelto di limitare la mia ricerca ai “palombari nella pittura” 3, prendendo spunto dal dipinto di copertina e dalla serie di quadri recentemente donati da Folco Quilici alla nostra associazione (vedi articolo pag. 17). Come spesso accade quando s’inizia una nuova ricerca, quasi subito mi sono accorta che, pur limitando il campo ai soli dipinti dedicati ai palombari, l’argomento non si sarebbe esaurito tanto brevemente, questo articolo non ha quindi la pretesa di fornire un quadro completo sul tema, ma di segnare semmai l’avvio per nuove indagini. Scorrendo immagini e testi ho scoperto che la figura del palombaro, prima essenzialmente legata al disegno tecnico o alla riproduzione realistica, ha assunto già a partire dal Futurismo, significati simbolici, scoprendo nuove valenze artistiche e offrendo diversi risvolti interpretativi. Un esempio significativo è la poesia-visiva di Carlo Govoni, Il palombaro, di cui si è già trattato sulla nostra rivista (vedi HDS NOTIZIE n. 45, dicembre 2009), raro esempio nella poesia italiana di accostamento di disegni e parole. Rimanendo ancora in ambito futurista vorrei ricordare anche il bozzetto di Enrico Prampolini intitolato “Palombari notturni”. C’è un altro pittore, che operò nel corso delle due guerre mondiali e fu vicino ai futuristi facendo parte del battaglione dei Volontari Ciclisti Lombardi 4, si tratta di Anselmo Bucci (Fossombrone 1887 – Monza 1955), la cui pittura risente tuttavia anche di altre correnti artistiche 5, a partire da quella impressionista. Fu pittore-soldato e a questa sua attività ricorse, verso la fine della Grande guerra, la Regia Marina che, imitando quanto facevano allora i Comandi alleati, pensò di valersi per la sua propaganda dell’opera di artisti. Quando sopraggiunse la seconda guerra mondiale Bucci, che nel frattempo aveva continuato la sua attività artistica, divisa tra pittura e acqueforti, offrì ancora il suo operato alla Regia Marina che lo accolse inviandolo nei vari porti italiani per cogliere con la sua pittura momenti di vita sul mare. Bild02: Anselmo Bucci, Palombaro (1941) Nel 1941 fu a La Spezia e sono proprio di questo periodo alcune opere dedicate ai sommergibili e ai palombari: Sommergibile in bacino, Sommergibili in partenza, Siluranti all’ormeggio, Palombaro e Lance da palombari, alcuni dei quali facenti parte della Collezione d’arte Banca Intesa – Sanpaolo. Bild03: Anselmo Bucci, Lance da palombaro (1941) Il periodo delle due guerre mondiali è certamente il più intenso della storia palombaristica, i nostri palombari erano richiesti a bordo delle navi, nei porti e nelle basi militari, sempre pronti a partire per ogni dove vi fosse bisogno di un loro intervento in mare, ma anche nelle acque interne di fiumi o laghi. È il caso del palombaro spezzino Arturo Pardi, che nel 1917 offrì volontariamente le proprie capacità tecniche per dirigere lo sgombero e la successiva ricostruzione del ponte di San Donà del Piave, permettendo così il passaggio delle truppe. Questa impresa gli valse il titolo di Cavaliere della Corona d’Italia e acquistò ancor maggior prestigio e risonanza in quanto fu svolta in piena guerra con quattro lunghi mesi di lavoro sotto il bombardamento nemico. È in questa occasione che i colleghi della Società di recuperi “Cozzani & Pardi” della Spezia gli donarono una tempera del pittore Luigi Agretti (1877-1937) che lo ritrae, vestito da palombaro in un contesto di gusto classicheggiante, mentre si accinge a ritirare dalle mani di un giovanetto la Croce di Cavaliere, sotto lo sguardo di una donna, probabilmente simbolo della Patria, che indossa un busto a corazza con lo stemma del Regno d’Italia, protetta da un angelo in volo. Sul lato opposto, dietro al logo della ditta di recuperi con elmo e ancora, un ramo di palma, simbolo di gloria e giustizia, nello sfondo il ponte sul Piave. Luigi Agretti fu come il padre Cesare, suo primo maestro, un noto pittore e decoratore, a soli 15 anni eseguì il suo primo lavoro a Monte Castello di Vibio (Perugia): la decorazione nel Teatro della Concordia, tutt’ora esistente, che vanta il primato di essere il più piccolo teatro del mondo. Nel 1895, vinta una borsa di studio, si recò a Roma e, mentre frequentava l’Accademia di Belle Arti ed il Museo Artistico della capitale, coadiuvava i suoi valenti maestri Bruschi e Brugnoli in importanti lavori. Nel 1900, a 23 anni, l’Accademia di Belle Arti di Perugia gli conferiva -ad unanimità di voti - la nomina ad Accademico di merito e gli offriva la cattedra per l’insegnamento del nudo e per l’anatomia pittorica; cattedra che rifiutò per non lasciare la sua città, La Spezia, dove si stabilì definitivamente dedicandosi soprattutto all’affresco. Tutte le sue opere, sia ad olio che a fresco, rivelano un meticoloso studio di particolari, un’estrema accuratezza nel disegno e molta originalità. Trattò soggetti sia sacri che profani, la storia e la mitologia, sempre con grande arte e profonda conoscenza. Molti suoi affreschi decorano chiese, santuari e ville private in diverse città italiane, a La Spezia decorò, tra l’altro, la biglietteria della stazione centrale. Contemporaneo del Bucci e dell’Agretti è il pittore triestino Carlo Sbisà (1889-1964), dopo aver lavorato come cesellatore, orefi ce e disegnatore di macchine vinse una borsa di studio per l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Dopo due anni, nel 1921, abbandonò gli studi pur continuando a risiedere a Firenze e a dedicarsi all’arte. In seguito visse e operò a Milano per poi tornare nel 1923 definitivamente nella città natale, dove si dedicò alla tecnica dell’affresco, decorando sia palazzi pubblici che privati. A partire dal dopoguerra realizzò soprattutto opere di scultura, passione che lo accompagnò per il resto della sua vita. Lo ricordiamo qui per il suo dipinto, olio su tela, “Il palombaro” (1931), conservato a Trieste presso il Civico Museo “Pasquale Revoltella” e segnalatoci da Pietro Spirito. Bild04: 1920 Tempera di Luigi Agretti che ritrae il palombaro Arturo Pardi. Bild05: Carlo Sbisà, Il palombaro, 1931, olio su tela. Qualche anno più tardi, oltre oceano, il pittore americano Dunn Thomas Harvey (1884-1952) dipingeva un palombaro che con la fi amma ossidrica sta lavorando su un relitto affondato a Pearl Harbour, “The Flame That Cuts Through Sea and Steel”, olio su tela datato 1945. Il dipinto fu realizzato per una pubblicità della Air Reductin Company, Inc. e in seguito apparve come illustrazione in un articolo dedicato ad Harry L. Ingram, Jr. , inventore della prima fiamma ossidrica subacquea. Bild07: Dunn, Harvey Thomas, Deep Sea Diver at Pearl Harbor, 1945, Olio su tela. Bild06 Cesare d’Antonio, Il palombaro di montagna, 2006, dipinto ad acrilico. L’arte contemporanea ha continuato a dedicare la sua attenzione alla figura del palombaro, navigando su Internet non sono state poche le scoperte e le sorprese. Come quando ho trovato il “Palombaro di montagna” di Cesare d’Antonio: subito mi sono ricordata di Mario Garzia, il più anziano palombaro d’Italia (101 anni!), che ancora oggi ricorda, sempre con un certo divertito compiacimento, di aver fatto il servizio militare nel corpo degli alpini e di essere stato apprezzato e rispettato perché i suoi compagni avevano scoperto che anche tra le montagne un palombaro poteva essere utile: dopo tutti i reperti imbragati e issati dal fondo del mare era il migliore a fare i nodi e i nodi degli alpini, come quelli dei marinai, dovevano avere una tenuta sicura. Come mi ha scritto il pittore, quando gli ho raccontato la storia di Mario Garzia: “…questa è la prova che la realtà supera di gran lunga la fantasia...il palombaro alpino!!!” “questo palombaro taglia il tubo che lo legava alla sicurezza e tranquillità dei fondali per affrontare le avversità della terra. Nonostante le difficoltà riesce nel suo intento: raggiungere la vetta più alta per avere un punto di vista diverso dalla sua natura....” ”Cesare d’Antonio è scenografo, pittore, scultore e illustratore, ha uno studio a Roma e a San Benedetto del Tronto, sua città natale. Il pittore catanese Francesco Balsamo, nelle sue opere reinterpreta la realtà partendo da immagini reali, vecchie fotografie o stampe che trasfigura magicamente seguendo le sue suggestioni e la sua fantasia, una sorta di ‘realismo magico’ che trovo fascinoso e a tratti inquietante, come la trasposizione della natura in interni: insetti, anfibi, uccelli, fi ori, spesso sovradimensionati, che vanno a popolare interni sontuosi e dimore signorili. Navigando affascinata tra le opere di Balsamo ho trovato anche i palombari, naturalmente rivisti e reinterpretati, ma decisamente intriganti, ecco cosa scrive al proposito Flavia Matitti: “[…] Raramente Balsamo ha realizzato scene in esterno. Significativo è tuttavia il Palombaro (2006), ulteriore emblema dell’assenza, come figura svuotata di senso. È infatti un personaggio di legno e si trova in riva a un lago, inchiodato a una tavola, privo di testa e con in mano uno scafandro inutile, frutto dell’unione di due coperchi per le pentole. Il Palombaro è insomma una versione casalinga, tra il malinconico e il divertito, del manichino e vale la pena qui ricordare, sia pure per inciso, un altro aspetto importante della poetica dell’artista, fi nora taciuto, quello dell’ironia, che si manifesta attraverso uno sguardo bonario e curioso sul mondo. […]” I palombari di Balsamo sembrano vecchie armature decapitate, come “Il palombaro giardiniere”, senza elmo e senza testa, ma con un innaffiatoio accanto ai piedi; infine la ‘Sedia da palombaro’, non vi aspettate però di vedere il vecchio ‘sgabello’ utilizzato per la vestizione, ma piuttosto un’elegante sedia con l’alta spalliera abbandonata sulla riva di un fiume. Bild08: Francesco Balsamo, Il palombaro, 2006, inchiostro e matita su carta. Bild: Francesco Balsamo, Il palombaro giardiniere, 2006, inchiostro e matita su carta. Bild: Francesco Balsamo, Sedia da palombaro, 2008, inchiostro e matita su carta. Dalla Sicilia alla Bretagna e torniamo al palombaro tradizionale, Michel Hermelin, vive e dipinge a Rohan, tra paesaggi, ritratti e riproduzioni di dipinti famosi, ecco che emergono ancora i palombari, che lo hanno sempre affascinato. Oltre a questo dipinto ad olio, Hermelin ha riprodotto fedelmente anche vecchie cartoline postali con immagini di palombari. Bild: Michel Hermelin, Plongeur, olio su tela. Bild: James Barnett, Diver, acrilico su tavola Continuando a navigare mi sono imbattuta nel palombaro di James Barnett, pittore che solitamente dipinge paesaggi e ritratti tratti da videogiochi, nel dipinto ad olio di Bill Westerman e in quello di Nicole Eisenman, Art in Ohio e attualmente artista e musicista in vendita su un sito Internet; tra i dipinti di professionale nel New Jersey, segna il passaggio palombari in commercio, insolita e divertente tra ‘palombaro nella pittura’ e ‘palombaro nel la serie di palombari con strumento musicale, fumetto e nella grafi ca’, argomento a cui spero realizzati anche su commissione da A. Hahn (The mad craft shoppe). Infine l’acquarello di John Brite, diplomato alla Cooper School of Art in Ohio e attualmente artista e musicista professionale nel New Jersey, segna il passaggio tra ‘palombaro nella pittura’ e ‘palombaro nel fumetto e nella grafi ca’, argomento a cui spero di dedicare un ulteriore articolo in uno dei prossimi numeri della nostra rivista. Bild: Nicole Eisenman, Deep Sea Diver, 2007, olio su tela Bild: Bill Westerman, Deep Sea Diver, olio su tela Bild: A. Shay Hahn (The mad craft shoppe), serie di palombari musicisti Bild: Agostino Giacché, Palombaro al lavoro, 1982, olio su tela. Bild: Agostino Giacché,Palombaro al lavoro, 1982, olio su tela. Bild: Agostino Giacché, Giaeta. Ritratto del padre, 1980, olio su tela. Bild: John Brite, Deep Sea Diver, acquerello Per concludere questa lunga carrellata di pittura palombaristica non posso tralasciare i quadri ‘di famiglia’ dipinti da mio padre Agostino Giacché, ‘pittore di mare’, suoi soggetti prediletti sono velieri e transatlantici, ma è anche un valido ritrattista e, proprio tra i ritratti, ve ne sono alcuni dedicati al padre palombaro Virgilio (Giaeta). Anche oggi che l’‘antico mestiere’ va pressoché scomparendo, si trovano quindi ancora numerosi artisti che scelgono il palombaro come soggetto per i loro dipinti, vuoi per rappresentazioni realistiche, vuoi per interpretazioni simboliche, non importa: il palombaro oggi è forse meno sul fondo, ma sempre, comunque, ‘sulla cresta dell’onda’. 1) Un ricco excursus sul tema ci è offerto dalla preziosa rubrica “Iconografia storico-subacquea”, curata da Federico de Strobel, che accompagna le copertine della nostra rivista, alle quali sarà dedicato il primo Quaderno di HDSI. 2) L’Ukiyo-e, letteralmente “l’immagine del mondo fluttuante”, è una tecnica di stampa artistica giapponese su blocchi di legno. 3) Palombari con scafandro classico: elmo e vestito gommato. 4) Il battaglione dei Volontari Ciclisti Lombardi riuniva diversi donarono una tempera del pittore Luigi Agretti esponenti del movimento futurista tra i quali Marinetti, Boccioni, Sant’Elia e Carlo Erba. 5) Tra il 1906 e 1915 visse a Parigi frequentando i maggiori in un contesto di gusto classicheggiante, mentre artisti dell’epoca, tra i quali Severini, Modigliani, Picasso, Utrillo e Apollinaire e sperimentando tecniche di grafica.